Amerigo Tot
Amerigo
Tot
Imre Tóth (Fehérvárcsurgó 1909 – Roma 1984), italianizzato Amerigo Tot, è uno scultore e pittore ungherese che ha vissuto soprattutto in Italia. Si diploma a Budapest alla Scuola Superiore di Arti Applicate, specializzandosi in Grafica. Prosegue gli studi al Bauhaus a Dessau, con maestri Klee, Kandinskij e Moholy-Nagy, e quindi alla scuola di Otto Dix a Dresda. Nella stessa città tiene nel 1931 la sua prima personale, presso la Galleria Brücke. Nel 1933 è arrestato dai nazisti e internato nel campo di Zwickau. Riuscito ad evadere, giunge a Roma, dove ottiene un finanziamento dall’ambasciata ungherese per studiare all’Accademia di Ungheria della città. Nel 1935 frequenta l’Accademia di Belle Arti della capitale e prosegue la sua formazione artistica. Per tre anni collabora quindi come zincografo presso la tipografia del «Messaggero». Nel 1938 riceve il Premio per Giovani Artisti. Conosce poi Pericle Fazzini, che lo accoglie nel suo studio, e stringe amicizia con altri artisti attivi in quel momento a Roma, tra cui Mirko, Afro, Cagli. Nel 1943 prende parte alla Resistenza italiana. Conclusasi la guerra, partecipa ad alcuni concorsi e vince premi per la scultura (primo premio a Saint-Vincent 1946; primo premio a Forte dei Marmi 1948). Dirige fino al 1952 una fabbrica di ceramiche in provincia di Salerno, prima esperienza lavorativa nel sud Italia, futuro principale campo d’azione artistico. L’anno successivo porta a termine la sua realizzazione più celebre, ovverosia il frontone della stazione di Roma Termini. Fino al 1960 vive a Roma in via Margutta: lo studio di Tot diviene presto punto d’incontro per intellettuali di vario genere, tra cui Carlo Levi, Ungaretti, Calder, Dalí ed Emilio Villa; quest’ultimo e Gino Alliata sono coloro che si sono maggiormente occupati della sua opera dal punto di vista critico. Partecipa tre volte alla Biennale di Venezia (1952, 1956, 1962). Negli anni Sessanta è impegnato da una serie di realizzazioni per aziende ed edifici privati. La committenza privata gli darà buona visibilità, fama che culminerà nella proclamazione di artista dell’Anno Santo per il Vaticano nel 1975. Negli anni Settanta cresce anche la sua notorietà in ambito meridionale, soprattutto in Puglia; nella stessa regione, dal 1970, e per circa un decennio, rivestirà il ruolo di professore di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Bari. Nello stesso anno in cui comincia la carriera didattica, Tot fa anche la sua prima comparsa in un film, prima di tante future apparizioni cinematografiche (la più famosa in Il padrino parte II, pellicola in cui recita con l’amico Robert De Niro, incontrato, come altri attori e registi, in uno dei suoi frequenti soggiorni di vacanza negli Stati Uniti).
Per quanto riguarda le collaborazioni editoriali, si ricordano quella con il connazionale conosciuto all’Accademia ungherese Sándor Lénárd (Orgelbüchlein, Tipografia Editrice Italia 1949) e quella con Emilio Villa (poeta con cui Tot pianifica una serie di pubblicazioni per le Edizioni La Palma; vedrà la luce solo il primo numero Tot / otto disegni, Edizioni La Palma 1949). Si segnala inoltre l’edizione illustrata dei Sonetti Lussuriosi di Pietro Aretino (Roma, Editori Associati 1964, con introduzione di Gino Alliata).
Per maggiori informazioni si consultino Amerigo Tot, 1909-1984, quel maledetto magiaro a cura di A. D. Critelli, Adda, 2013 (catalogo della mostra tenuta a Bari alla Banca Carime nel 2013) e il sito http://amerigotot.com/.
[Monica Pesce]