Carlo Carrà
Carlo
Carrà
(Quargnento, Alessandria, 1881 – Milano 1966). Giovanissimo, tra il 1899 e il 1900, Carrà compie i primi viaggi a Parigi e a Londra; tornato in Italia, frequenta i corsi dell’Accademia di Brera, alla scuola di Cesare Tallone. Aderisce all’esperienza futurista, firmando, nel febbraio del 1910, il Manifesto dei pittori futuristi, con Boccioni, Balla, Russolo e Severini, assieme a cui sottoscrive anche il Manifesto tecnico della pittura futurista, nell’aprile dello stesso anno. Conosce Papini e Soffici – con i quali intrattiene una folta corrispondenza epistolare – e inizia la collaborazione a «Lacerba», con disegni e articoli.
Nel 1915 il pittore si allontana progressivamente dal futurismo, avvicinandosi al gruppo fiorentino della rivista «La Voce», allora diretta da Giuseppe De Robertis, cui collabora con alcuni scritti significativi su Giotto e Paolo Uccello. Ed è proprio a partire dalla riscoperta della tradizione che Carrà avvia, tra 1916 e il 1917, la sua personale interpretazione della pittura metafisica. A questo periodo risale anche l’amicizia con Giuseppe Ungaretti, ed è di poco successiva la sua partecipazione, con racconti e articoli, a «La Raccolta» (1918), rivista diretta da Giuseppe Raimondi, alla quale collaborano, tra gli altri, Riccardo Bacchelli, Vincenzo Cardarelli, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Clemente Rebora, Alberto Savinio, Ardengo Soffici e lo stesso Ungaretti. L’anno successivo, mentre risiede a Milano, Carrà progetta una rivista da intraprendere con Savinio e Ungaretti, con la collaborazione di Soffici e Vallecchi. Il progetto non ebbe corso, ma verso la fine dello stesso anno Mario Broglio vara il primo numero di «Valori Plastici», rivista della quale Carrà è uno dei principali animatori. Sempre nel 1919, pubblica la monografia Pittura metafisica per i tipi di Vallecchi, e contemporaneamente Ungaretti dà alle stampe Allegria di Naufragi edito sempre dalla medesima casa editrice. Si instaura così un clima di intensa collaborazione tra pittori, poeti, musicisti e intellettuali alla ricerca di un “moderno classicismo”, che trova espressione proprio nel fervido dibattito che anima le riviste del periodo (oltre a «Valori Plastici», si ricordano «Le Vraie Italie» e «Ars Nova»). Così la formula della «nuova arte classica», impiegata da Ungaretti per definire Allegria di Naufragi (Verso un’arte nuova classica. Prefazione alla seconda edizione del Porto Sepolto, «Il Popolo d’Italia», 10 marzo 1919), trova il suo necessario pendant nella «rinata classicità» su cui si chiude Pittura metafisica di Carrà. Negli anni, il legame di Carrà con l’ambito letterario si manterrà inalterato, tanto è vero che sarà proprio il pittore ad aprire con un suo articolo la rivista «Fronte», pubblicata a Roma nel 1932 da Marino Mazzacurati, con l’intento di riflettere sulle ricerche più avanzate sia di ambito letterario che artistico. Parallelamente, Carrà riprende l’attività grafica, che aveva già sperimentato sin dagli anni Venti con la collaborazione alla rivista «Il Selvaggio», avviando negli anni Quaranta un proficuo rapporto di collaborazione con le case editrici milanesi, in particolare con La Conchiglia e Rosa e Ballo. Ne derivano una serie di volumi illustrati e di cartelle grafiche che si basano sulla tecnica litografica; tra di essi si ricordano in particolare i disegni per l’edizione dei Rerum Vulgarium Fragmenta (Edizioni della Conchiglia 1943); le dodici litografie che corredano i Versi e prose 1871-1873 di Rimbaud (Edizioni della Conchiglia 1945); la serie di disegni realizzati per l’edizione di lusso in quattro volumi del Don Quijote di Cervantes (testo spagnolo rivisto da F. Meregalli, Edizioni della Conchiglia 1947-1948), esposti in mostra nel 1947 presso la Galleria Barbaroux di Milano, con presentazione di Giuseppe Ungaretti (il testo, più volte rielaborato, sarebbe poi confluito nel volume Il povero nella città, Edizioni della Meridiana 1949, proprio con il titolo Il povero nella città, quindi raccolto nel volume delle prose Il deserto e dopo, Mondadori 1961 e adesso consultabile in G. Ungaretti, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, a cura di P. Montefoschi, Mondadori 2000). Da segnalare poi le illustrazioni per il volume Dall’Odissea nella traduzione di Salvatore Quasimodo (Rosa e Ballo 1945); le due pubblicazioni “mallarmeane”, la prima edita per i tipi di Rosa e Ballo (Un coup de dés – Igitur, 1945), la seconda invece pubblicata da un’altra casa editrice milanese – Il Balcone - L’après-midi et le Monologue d’un faune, con traduzione di G. Ungaretti (1947), e infine, a circa un ventennio di distanza, l’illustrazione delle poesie di Alfonso Gatto, Venezia (Il Quadrato 1964).
Per maggiori informazioni si veda il volume Carlo Carrà, disegni, acqueforti, litografie, scelti e annotati da Massimo Carrà, Firenze, La Nuova Italia, 1980, nonché il più recente catalogo della mostra Carlo Carrà. I miei ricordi. L’opera grafica 1922-1964 (Milano, Sala del Collezionista, 25 marzo-29 maggio 2004), a cura di Elena Pontiggia, Milano, Edizioni Medusa, 2004.
Si rimanda inoltre all’ampio catalogo della rassegna antologica allestita presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (15 dicembre 1994 – 28 febbraio 1995), Carlo Carrà 1881-1966, a cura di Augusta Monferini, Milano, Electa, 1994, nonché ai quattro tomi curati da Massimo Carrà: Carlo Carrà. Tutta l’opera pittorica, 4 voll., a cura di Massimo Carrà, Milano, Edizioni dell’Annunciata-Edizioni della Conchiglia, 1967-1968; per quanto riguarda i testi letterari e gli scritti sull’arte si veda invece il volume: Carlo Carrà, Tutti gli scritti, a cura di Massimo Carrà, con un saggio di Vittorio Fagone, Milano, Feltrinelli, 1978.
[Teresa Spignoli]