Giulio Turcato
Giulio
Turcato
Giulio Turcato (Mantova 1912 – Roma 1995) compie gli studi liceali e artistici a Venezia, dove esordisce in una mostra collettiva del 1934. Dopo gli anni del servizio militare e una grave malattia polmonare che lo segnerà per tutta la vita, nel 1937 si trasferisce a Milano, dove lavora come disegnatore e mosaicista in uno studio d’architettura. Nello stesso anno allestisce la sua prima personale ed entra in contatto, seppur senza aderirvi, con il gruppo di Corrente. Nel 1942 è di nuovo a Venezia, dove svolge l’attività di insegnante di disegno (Portogruaro) e, nell’anno successivo, partecipa per la prima volta alla Biennale, prima di una lunga serie di presenze alla famosa rassegna. Si reca dunque a Roma, dove figura tra gli artisti della IV Quadriennale. Nel 1943 espone alla galleria romana Lo Zodiaco insieme a Scialoja, Vedova ed altri. Dopo la militanza nelle file partigiane e l’iscrizione al PCI, nel 1945 è tra i fondatori dell’Art Club con Prampolini, Fazzini, Dorazio, Perilli, Consagra e altri, e partecipa a gran parte delle iniziative espositive del gruppo, in Italia e all’estero. Compie quindi una serie di viaggi in Europa, in particolare a Parigi, per conoscere le opere dei maestri dell’astrattismo. Dopo aver sottoscritto nel 1946 il manifesto della Nuova Secessione Artistica Italiana (poi Fronte nuovo delle arti), nello stesso anno è coautore, insieme a Guttuso, Fazzini e Monachesi del manifesto del neo-cubismo. Nel 1947 fa parte del gruppo Forma, promosso nel primo e unico numero dell’omonima rivista, nota per questo in seguito come «Forma 1», insieme ad Accardi, Consagra, Dorazio, Perilli e altri. Nel 1948, dopo mostre nelle principali città italiane, fa parte della delegazione italiana per il Congresso della Pace tenuto a Varsavia, insieme a Salvatore Quasimodo, Natalia Ginzburg, Ernesto Treccani, Leoncillo e altri. Nel 1949 partecipa alla III mostra annuale dell’Art Club dove, tra i nuovi astratti, compaiono anche Burri, Capogrossi, Rotella. Dopo un soggiorno studio a Parigi, entra a far parte del gruppo degli Otto, con Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso e Vedova, che segue nella mostra itinerante in varie città tedesche (Monaco, Hannover, Amburgo, Berlino). Nel 1956 si reca in Cina con una delegazione del PCI, ultimo atto di militanza prima di allontanarsi dal partito. Nel 1960 entra a far parte del gruppo Continuità con Bemporad, Conasagra, Dorazio, Novelli, Perilli, Arnaldo e Giò Pomodoro. Nel 1964 sposa la cineasta Vana Caruso, che sarà curatrice dei libri d’artista del marito Turcato e la Cina, raccolta di temi e impressioni (La nuova Foglio, 1971) e 9 litographies de Giulio Turcato e 9 méditations courtes par Emilio Villa (Bulla, 1974). Negli anni ‘70 e ‘80 l’attività espositiva si intensifica: dopo una sala dedicata alla Biennale del ’72, si svolgono importanti personali a Parigi, Francoforte, Lugano, e Roma, Torino, Milano, e nel 1973 si svolge a Spoleto la prima mostra antologica. Le mostre più recenti sono quella romana del 2012 al MACRO e quella newyorkese del 2014 (Casa italiana Zerilli Marimò).
Per maggiori informazioni sull’opera dell’artista si consultino F. Gualdoni, Giulio Turcato, con una raccolta di testi di E. Villa, Silvana, 2001, e Turcato, L’invasione degli ultra-colori o gli infiniti mondi possibili, a cura di S. Pegoraro (catalogo della mostra tenutasi nel 2008 alla Galleria d’arte Marchetti di Roma). Si consultino inoltre la monografia sull’artista di G. De Marchis, Giulio Turcato, Prearo, 1971, e il sito http://www.turcato.org.
[Monica Pesce]