Tu sei qui: Home Banca Dati Autori Giuseppe Capogrossi

Giuseppe Capogrossi


Giuseppe

Capogrossi

(Roma 1900 - Roma 1972). Giuseppe Capogrossi, dopo una laurea in giurisprudenza, decide, già nel 1922, di dedicarsi alla pittura e frequenta a Roma lo studio di Giambattista Conti, specializzato in arte sacra. L'anno successivo, segue i corsi di Felice Carena tenuti presso la Scuola d'arte agli Orti Sallustiani, dove instaura rapporti di scambio intellettuale e d'amicizia con alcuni dei più promettenti giovani dell'ambito romano, come Enrico Cavalli e Fausto Pirandello. Nel 1924 conosce la mecenate Olga Signorelli, animatrice di un vivace salotto culturale dove il pittore entra in contatto con lo scrittore Giovanni Comisso. In questo periodo frequenta la terza saletta del Caffè Aragno, storico punto di incontro di intellettuali, letterati e artisti. Agli inizi degli anni Trenta la sua produzione artistica riceve importanti conferme: Capogrossi partecipa alla XVII Biennale Internazionale di Venezia (1930), manifestazione a cui prenderà parte numerose volte nel corso della sua carriera, e alla III Mostra del Sindacato Fascista delle Belle Arti (1932 e successivamente 1937 e 1938). Espone inoltre alla Galleria di Roma di Pier Maria Bardi e alla Galleria del Milione di Milano con Cagli e Cavalli. Il rapporto e lo scambio intellettuale con i due artisti porta nel 1933 alla stesura del Manifesto del Primordialismo Plastico, testo programmatico che definisce i principi della pittura tonale. In quello stesso anno Capogrossi, Cavalli, Melli e Sclavi allestiscono una collettiva a Parigi presso la Galleria Jaques Bonejean, importante snodo per la carriera di questi pittori che proprio in questa occasione vengono definiti da Waldemar Gerorge come “École de Rome”. La mostra tenutasi presso la Galleria del Secolo di Roma nel 1950 e riproposta in quello stesso anno alla Galleria del Milione e alla Galleria del Cavallino a Venezia, segna un'importante svolta, che, preparata dall'abbandono del registro figurativo, porta, nell'anno successivo, alla costituzione del Gruppo Origine, fondato a Milano da Capogrossi con Balocco, Burri e Cola. Capogrossi aderisce poi al gruppo degli Spaziali di Milano, riunitosi intorno alla figura del gallerista Carlo Cardazzo, direttore della Galleria del Cavallino e principale promotore della sua opera dal 1950 in poi. Nel corso degli anni Sessanta la sua attività espositiva si intensifica, in Italia e soprattutto all'estero. Il pittore è inoltre attivo nel campo della grafica fin dalla prima fase della sua carriera, come ci testimoniano la puntasecca realizzata per il libro Dediche di Corrado Pavolini (Edizioni della Cometa 1941) o la cartella di undici litografie intitolata Donne (Documento di Roma 1944), ma è con la “svolta astratta” del biennio 1948-49 che mutano e si consolidano i presupposti del suo rapporto con il disegno poiché il supporto cartaceo (usato anche nelle sperimentazioni con la tecnica del collage) ben si coniuga con le sue riflessioni sul segno, lo spazio e la superficie. Dagli anni Cinquanta in poi sono infatti stampate numerose opere grafiche per conto di importanti case editrici e stamperie, come le Edizioni del Cavallino (per le quali realizza nel 1953 la cartella Sei litografie e nel 1966, nella collana «Cahier de poche», anche un libro oggetto, Serigrafia, in forma di leporello), Naviglio, 2RC, Marlborough, XX° Siecle (per cui compone l'importante cartella In hoc Signo), Erker Presse, Vanni Scheiwiller, Pro Arte Kasper e il Bisonte. Per quanto riguarda l'attività di Capogrossi in questo campo si segnala inoltre la sua partecipazione nel 1957 con tre litografie a colori alla seconda edizione della Biennale dell'incisione italiana contemporanea di Venezia accanto a celebri incisori. Due anni dopo, alla terza edizione della rassegna, vince il premio della sezione dedicata alla litografia. Si ricordano poi alcune collaborazioni editoriali: Capogrossi illustra con sei disegni il volume La ragazza di fronte: versi di Milena Milani (Edizioni del Cavallino 1953), partecipa al volume Uomo del mio tempo: lirica di Salvatore Quasimodo (Edizioni Verona 1963), realizza la copertina di Poesia pittura di Raffaele Carrieri (La Fattoria 1964) e correda con un disegno 50 immagini di architetture di Luigi Moretti, con prefazione di Giuseppe Ungaretti (De Luca 1968). In collaborazione con le edizioni legate alla Galleria Im Erker di San Gallo, Erker Press, con cui aveva dato vita alla sua ultima e notevole cartella litografica Quarzo (1970), compone inoltre delle illustrazioni per alcune prose di Eugène Ionesco, che tuttavia rimangono allo stato di progetto.

Per maggiori informazioni sull’opera grafica si veda Capogrossi: gouaches, collages, disegni, Milano, Electa, 1981. Per un profilo più completo su Capogrossi si rimanda al volume Capogrossi: una retrospettiva, a cura di Luca Massimo Barbero, Venezia, Marsilio, 2012.

[Sandra Zinone]