Kumi Sugaï
Kumi
Sugaï
Kumi Sugaï (Kobe, 13 marzo 1919 – Kobe, 14 maggio 1996) nasce a Kobe, in Giappone, da una famiglia di musicisti di origine malese. Appartiene alla prima generazione degli artisti giapponesi formatasi in contatto con le ricerche espressive occidentali del Novecento. A quattordici anni inizia i suoi studi alla Scuola di Belle Arti di Osaka, che abbandona precocemente preferendogli un lavoro come grafico commerciale presso la compagnia ferroviaria Hankyu dal 1937 al 1945. Nel 1952 lascia Giappone e si reca a Parigi dove frequenta l’Académie de la Grand Chaumière. Il suo talento viene subito riconosciuto e nel 1954 tiene la sua prima mostra personale alla Galerie Craven. Dopo la prima fase della sua produzione europea legata alle correnti astrattiste del tempo, nel corso degli anni Sessanta si orienta verso una rappresentazione tendente alle ricerche dell’astrattismo geometrico. Nel frattempo esordisce come scultore e in una fase successiva compie esperimenti attraverso l’effetto ottico e cromatico del quadro. In brevissimo tempo si afferma come artista internazionale ed espone in numerose gallerie del mondo; tiene personali a Londra, a Parigi, a Bruxel, a New York. Nel 1959 e nel 1964 partecipa alla Kassel Documenta; un anno dopo alla Biennale di San Paolo, dove vince il premio per il miglior artista straniero; e nel 1968 rappresenta Giappone alla XXXIV Biennale di Venezia. In Italia, inoltre, il suo lavoro viene presentato nel 1974 alla Galleria Annunciata e negli anni Ottanta alla Galleria M’Arte di Milano. Tra le sue collaborazioni editoriali si ricordano le pubblicazioni realizzate insieme a Roberto Sanesi (Nathaniel Tarn, October: The Silence, Milano, M’Arte, 1970); al critico e poeta francese Jean-Clarence Lambert (La Quête sans fin, Paris, George Fall, 1957; Alea, Alès, PAB, 1962; Le voir-dit, Paris, Editions de Beaune, 1963) e ai poeti Patrice Cauda (Peut-être, Alès, PAB, 1964), Pierre-André Benoit (Repos goûté, Alès, PAB, 1962); Jean Emmanuel Clarence (Accident, Paris, Atelier Dutrou, 1992) e Yorguy Karakatzanis (Les nostalgies, Paris, Atelier Dutrou, 1994).
[Mária Palóc]