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Piero Dorazio


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Dorazio

Piero Dorazio - all’anagrafe D’Orazio (Roma, 29 giugno 1927 – Perugia, 17 maggio 2005) - compie nella Capitale gli studi primari e quelli secondari al Liceo classico; nel dopoguerra (’45-’46) si iscrive alla Facoltà di Architettura, che frequenta per quattro anni. Nello stesso periodo dà vita assieme a Mino Guerrini, Achille Perilli, Renzo Vespignani, e al poeta e studioso di letterature slave Angelo Maria Ripellino, al gruppo “Arte sociale”, che pubblica i numeri unici «Ariele» e «La Fabbrica»; nel marzo del ’46, inoltre, il gruppo organizza un’esposizione di opere sul marciapiede di via Veneto davanti alla Galleria del Secolo, allora roccaforte dell’arte ufficiale. Nel ’46-’47 Dorazio assiste alle lezioni di Ungaretti su Leopardi presso la Facoltà di Lettere dell’ateneo romano, assieme agli amici Perilli, Manisco e Nello Ponente; in questo periodo segue anche i corsi tenuti da Lionello Venturi, e in particolare il ciclo di lezioni su Cézanne. Nel ’46 è inoltre assiduo frequentatore dello studio di via Margutta di Renato Guttuso, crocevia di artisti e intellettuali. L’anno successivo fonda, assieme a Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato, il gruppo “Forma 1” che nel marzo 1947 dà alle stampe il primo numero della omonima rivista, suscitando l’acceso dibattito tra astrattismo e realismo. Dopo un periodo trascorso a Parigi con una borsa di studio presso l’École nationale supérieure des Beaux-Arts, Dorazio torna a Roma nell’agosto del ’48, e inizia a collaborare con «Il Giornale della Sera». Si allontana da “Forma 1” ed entra a far parte assieme a Manisco, Perilli e Guerrini del “Movimento Arte Concreta” (MAC), partecipando alla Prima cartella di arte concreta, presentata alla Libreria Salto di Milano e composta di 12 litografie (con prefazione di Gillo Dorfles) di Dorazio, Dorfles, Fontana, Garau, Mino Guerrini, Mazzon, Monnet, Munari, Perilli, Soldati, Sottsass e Veronesi. Nello stesso anno espone alcune opere nella mostra Arte di Oggi Francia-Italia organizzata a Palazzo Strozzi a Firenze dal gruppo degli astrattisti fiorentini. Partecipa alle iniziative dell’Art Club con Jarema e Prampolini, tra cui le famose kermesse estive che si svolgevano a Roma in via Margutta, e che coinvolgevano anche poeti, sceneggiatori e letterati. Nel 1950 Dorazio apre in via del Babuino a Roma, con Manisco e Perilli, la galleria-libreria l’Age d’Or (con riferimento al celebre film di Buñuel), che diviene in breve tempo un vero e proprio centro culturale, dove si vendono libri e riviste d’avanguardia, e si organizzano regolarmente mostre di arte astratta. In quest’ambito si segnala l’importante mostra, organizzata in collaborazione con l’Art Club, Arte astratta e concreta in Italia-1951 che si tenne presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, con catalogo pubblicato dalle Edizioni Age d’Or. Nello stesso anno Lucio Fontanta invita Dorazio, Manisco e Perilli ad esporre nella Triennale di Milano, dove presentano un’opera collettiva, un dipinto murale di grandi dimensioni. Nel 1951 il gruppo “Origine” di Ballocco, Burri, Capogrossi e Colla, la cui Galleria si trovava in via Aurora, invita l’Age d’Or a fondersi in un solo movimento, dando vita così alla “Fondazione Origine”. Dorazio partecipa alla redazione della rivista «Arti visive» diretta da Colla e collabora come corrispondente per l’Italia alla rivista francese «Art d’aujourd’hui», di cui nel 1952 realizza il numero dedicato all’arte astratta italiana. L’anno successivo parte per gli Stati Uniti, invitato a partecipare al Summer International Seminar di Harvard e in autunno presenta a New York la sua prima mostra personale alla Wittenborn One-Wall Gallery, in cui espone disegni e acquerelli. Durante il soggiorno americano conosce, tra gli altri, Hans Richter, Mark Rothko, Jackson Pollock, Franz Kline, Cy Twombly. Nel mese di giugno rientra in Italia e abbandona la Fondazione Origine. Nel 1954 pubblica il libro La Fantasia dell’Arte nella vita moderna (Polverini e Quinti Editori), dedicato alle avanguardie storiche. Organizza con l’Art Club, assieme a Achille Perilli e Leonardo Sinisgalli, la mostra Le Arti plastiche e la civiltà meccanica, tenutasi presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Nel 1957 presenta la sua prima mostra personale a Roma, alla Galleria La Tartaruga di via del Babuino e partecipa con tre quadri alla Biennale di Venezia; si avvicina intanto alla grafica realizzando le prime litografie. Nel ’58 inizia le sue ricerche sulle trame luminose, i cui risultati saranno esposti nel 1960 nella sala a lui riservata della XXX Biennale di Venezia. Nel 1959-‘60 espone negli Stati Uniti, in Germania e in Italia, e viene chiamato dall’Università della Pennsylvania a Filadelfia come direttore del Dipartimento di Belle Arti, in seguito vi rimane con l’incarico di Associate Professor, e fonda presso la medesima Università l’“Institute of Contemporary Art”. Nei primi anni Sessanta comincia la sua collaborazione con la Galleria Marlborough a Roma, Londra e New York; per quest’ultima realizza circa quaranta litografie a colori. L’interesse per le tecniche dell’acquatinta e della punta secca si affina una volta tornato a Roma, quando ha inizio il lungo sodalizio con l’Atelier di Renzo Romero. A Roma si stabilisce in un nuovo spazio a Villa Giulia, che diviene subito luogo di ritrovo per artisti e letterati, tra cui il poeta Giuseppe Ungaretti, tra i più assidui frequentatori dello studio. Nel 1966 infatti questi gli dedica un importante saggio, dal titolo Piero Dorazio, un intenso splendore, composto in occasione della mostra del pittore alla Galleria Im Erker di San Gallo e poi pubblicato nel 1968 su «Civiltà delle Macchine», rivista diretta da Leonardo Sinisgalli. In occasione della mostra nasce inoltre l’idea di un volume antologico dedicato alla luce con poesie di Ungaretti e litografie di Dorazio, poi realizzato negli anni successivi (La luce, San Gallo 1971); esso è preceduto da una serie di volumi di pregio pubblicati in gran parte dall’Atelier Romero, sempre frutto della collaborazione tra il pittore e il poeta: Cinque poesie di Vinicius de Moraes, Grafica Romero 1969; Croazia segreta, Grafica Romero 1969; Ellade ’70, Tipografia Santopadre 1970; L’impietrito e il velluto, Grafica Romero, 1970. In quest’ambito si ricordano anche le litografie realizzate da Dorazio per l’opera La nave, con testi di Rafael Alberti e Pablo Neruda, pubblicata dalla case editrice M’Arte di Milano, nonché le serigrafie che arricchiscono il volume di Cesare Vivaldi, La brace delle parole (Edizione Grafica dei greci, 1984). Negli anni successivi Dorazio rinuncia all’insegnamento presso l’Università della Pennsylvania, per dedicarsi interamente all’attività artistica, acquisendo un ruolo di primo piano nella scena artistica italiana e internazionale. Nel ‘74 si stabilisce a Todi nell’antico convento di Canonica di cui avvia un restauro totale; pone fine alla sua collaborazione con la Galleria Marlborough e intensifica l’attività espositiva, cui si affianca la realizzazione di scenografie per il balletto presentato alla Scala di Milano La notte trasfigurata, su musica di Arnold Schönberg (1972), per il concerto in onore di Olivier Messiaen all’Accademia Filarmonica di Roma, e per Klangfarbenspiel di Marcello Panni alla Piccola Scala di Milano (1973). Nel ’75 è organizzata a Todi la prima retrospettiva della sue opere, poi presentata anche a Milano, alla Galleria del Milione e alla Galleria dell’Ariete; l’anno seguente lo stesso Dorazio cura, sempre a Todi, una retrospettiva del gruppo “Forma 1”; nel 1977 esce la prima monografia a lui dedicata, con una presentazione di Jacques Lassigne, testo critico di Maria Volpi Orlandini e il catalogo ragionato a cura di Giorgio Crisafi (Edizioni Alfieri). Continua a collaborare con la Galleria Im Erker, per cui realizza nel 1976 dieci litografie a colori (Sapsikos), otto litografie a colori per il libro del poeta tedesco Peter Hucle, Unbewohnbar die Trauer, e quattro tavole a colori per la novella Afghe (1978), cui seguono nel 1981 le quattro litografie a colori per il libro che raccoglie la conferenza di Jonesco pronunciata in occasione della mostra di Dorazio organizzata presso la galleria, e, infine, nel medesimo anno, le litografie per la novella Kòkkora, di cui è egli stesso autore. Nel 1979 il Musée d`Art Moderne de la Ville de Paris gli dedica una grande mostra antologica che viene successivamente trasferita in vari musei tedeschi e americani per poi concludersi alla Galleria Nazionale d`Arte Moderna di Roma. Nell’84 inizia a collaborare alla pagina d’arte del «Corriere della Sera». Nel biennio successivo espone in Giappone, prima a Tokyo e poi a Osaka; nel 1988 partecipa alla Biennale di Venezia, dove gli è riservata una sala personale che dedica alla memoria di Giuseppe Ungaretti, infine, nel 1992 il Kunstverein Ludwigshafen presenta un’ampia retrospettiva dei suoi lavori su carta. Fra il 1993 e il 1996 dirige la realizzazione di cinquanta grandi mosaici di artisti nazionali e internazionali nella metropolitana di Roma, continuando inoltre ad esporre in Italia e all’estero.

Per maggiori informazioni sulla sua opera si rimanda ai seguenti cataloghi: Annette Papenberg-Weber, Piero Dorazio: la formazione artistica, Milano, Skira, 2003; Piero Dorazio, a cura di Nathalie Vernizzi, Milano, Electa, 1990; Dorazio, Milano, Electa, 1983; per quanto riguarda l’opera grafica si veda il catalogo a cura di Gabriele Simongini, Piero Dorazio. Catalogo ragionato dell’opera incisa (1962-1993), Firenze, Pananti, 1995; infine si segnala il volume che raccoglie gli scritti dell’artista: Piero Dorazio, Rigando dritto. Scritti 1945-2004, a cura di Massimo Mattioli, Cologno Monzese (MI), Silvia Editrice, 2005.

[Teresa Spignoli]