Toti Scialoja
Toti
Scialoja
Toti Scialoja (Roma, 16 dicembre 1914 – 1 marzo 1998) è stato un poeta, pittore, scenografo e critico d'arte. A Roma forma la propria personalità artistica ed intellettuale frequentando il salotto della contessa Pecci Blunt, dove entra in contatto con artisti ed intellettuali quali Emilio Cecchi, Giuseppe Ungaretti, Massimo Bontempelli e Libero De Libero. Attraverso quest'ultimo conosce l'ambiente artistico della Galleria della Cometa e del gruppo della Scuola Romana. Incoraggiato dall'amico Corrado Cagli, nel 1937 interrompe gli studi di Giurisprudenza per dedicarsi unicamente all'arte. Nonostante il lungo periodo trascorso sotto le armi (1938-43), Scialoja continua a dipingere, partecipando a numerose mostre, tra cui si ricordano la III e la IV Quadriennale d'arte Nazionale, la prima personale tenutasi a Genova nel 1940 e quella a Torino nel 1941. Al 1943 risale l'esposizione alla Galleria dello Zodiaco insieme a Donnini, Leoncillo, Purificato, Turcato, Valenti e Vedova. Si trova, inoltre, tra le file del Partito d'Azione per partecipare alla Resistenza di Roma occupata dai tedeschi.
Nell'agosto del 1944 prende parte al consiglio direttivo della neonata Libera Associazione Arti Figurative e, l'anno successivo, partecipa alla mostra ospitata dalla Galleria dello Zodiaco intitolata Sadun, Scialoja, Stradone, con la presentazione in catalogo di Alberto Moravia. In questo periodo collabora ad alcune riviste: «Il Selvaggio», sul quale nel 1941 pubblica i primi poème en prose, «Mercurio», di cui diviene redattore per l'arte e «L'Immagine», dove appaiono le prose liriche Taccuino di Marzo e Taccuino numero due. Parte di esse confluirà, con varianti, nel volume I segni della corda (Edizioni della Meridiana 1952). Del 1943 è l'esordio in teatro con scene e costumi realizzati per L'opera dello straccione, libero adattamento da The Beggar's Opera di John Gay musicata da Roman Vlad con regia di Vito Pandolfi. Questo è anche l'anno in cui ha inizio il sodalizio con Aurel M. Milloss, ideatore della coreografia dell'opera Capricci alla Strawinsky, per la quale Scialoja cura scene e costumi (i due lavoreranno ancora insieme nel 1945, in occasione della messa in scena del Mandarino meraviglioso di Melchior Leragyel, nel 1948 per il balletto drammatico in un atto Marsia e per Rhapsody in Blue di Gershwin e, ancora, nel 1956 per Hungarica).
Nel 1948 si reca nuovamente a Parigi, dove aveva già soggiornato nel 1947. Durante gli anni Cinquanta partecipa a tre Biennali veneziane (nel 1950, 1952 e 1954) e ad alcune importanti mostre come quella alla Galleria dello Zodiaco, la Mostra di pittori romani ospitata dalla Galleria Permanente di Trieste, accanto a personalità di spicco quali Afro, Mino Maccari, Mario Mafai ed Enrico Prampolini, e le mostre del Carnegie Institute di Pittsburgh. Sempre più intensa diviene la sua attività nel teatro. Cura scene e costumi per Les Mariés de la tour Eiffel di Jean Cocteau e per Il Malinteso di Camus con regia di Vito Pandolfi, scrive il libretto per Morte dell'aria di Goffredo Petrassi, mentre il sodalizio con Aurel Milloss continua attraverso la realizzazione della Ballata senza musica con oggetti trovati e musica concreta. Nel 1953 illustra la poesia Incontro di Mario Luzi pubblicata nell'«Almanacco del Cartiglio» a cura di Libero De Libero e ottiene la cattedra presso l'Accademia di Belle Arti, che conserverà fino all'anno scolastico 1956-57. Nel 1954 comincia ad annotare le proprie riflessioni sull'arte nel Giornale di pittura (Editori Riuniti 1991) ed approda all'astrattismo: abbandona il pennello e comincia ad usare stoffe e stracci adottando anche la tecnica del dripping. Espone a Tokio, Torino, alla VII Quadriennale nazionale d'arte ed è presentato in catalogo da Pier Paolo Pasolini per la sua personale a Parma. Prende a frequentare Colla, Afro e Burri ed entra in contatto con il gruppo Origine collaborando alla rivista, ad esso legata, «Arti Visive». Nel 1956 fa il suo primo viaggio a New York in occasione della mostra personale alla Catherine Viviano Gallery. Vi resta tre mesi visitando gli studi degli artisti espressionisti astratti tra i quali de Kooning e Rothko, di cui subisce l'influenza. Durante l'estate del 1957 si trova a Procida, dove inventa le Impronte realizzate mediante la tecnica dello stampaggio: fogli oleati, su cui il colore aderisce senza lasciarsi assorbire, vengono rovesciati sulla tela e premuti. I risultati di questa sperimentazione vengono esposti nel novembre del 1958 alla Galleria La Salita di Roma e, qualche mese dopo, alla XXIX Esposizione Biennale internazionale d'arte. Nel 1960, dopo un breve viaggio a New York, si reca a Parigi per restarvi fino al 1964. Questo soggiorno è molto importante per la formazione intellettuale di Scialoja, che frequenta le lezioni tenute alla Sorbona da Maurice Merleau-Ponty e comincia a scrivere le prime poesie nonsense, raccolte in seguito in Amato topino caro (Bompiani 1971). Tornato in Italia, è riconosciuto come uno dei massimi protagonisti della pittura astratta italiana. Partecipa alla Biennale di Venezia con la presentazione di Gillo Dorfles e lavora ancora per il teatro allestendo le scene di Povera Juliet di Alfredo Giuliani, con regia di Piero Panza, e di Traumdeutung di Edoardo Sanguineti. Il testo di Giuliani viene ripreso nel 1965 e rappresentato al Teatro Parioli di Roma con la compagnia teatrale dei Novissimi, insieme a L'occhio di Giordano Falzoni e Improvvisazione di Nanni Balestrini, per i quali Scialoja realizza scene e costumi.
Durante gli anni Settanta è protagonista di numerose personali in Italia e all'estero ed escono le sue prime raccolte poetiche accompagnate da sue da illustrazioni: La zanzara senza zeta (Einaudi 1974), Una vespa! Che spavento (Einaudi 1975), La stanza la stizza l'astuzia (Cooperativa Scrittori 1976) e Ghiro ghiro tonto (Stampatori 1979). Nel 1974, insieme a Dorazio e Perilli, prepara un'incisione tirata in ottantacinque esemplari per la cartella Pro avibus, contenente una poesia inedita di Diego Valeri pubblicata dalle edizioni Renzo Romero.
Gli anni Ottanta rappresentano una stagione di sensibili mutamenti dal punto di vista poetico. Stringe inoltre importanti amicizie, tra cui si ricorda quella con Giovanni Raboni che curerà il volume Poesie 1961-1998 (Garzanti 2002), contenente la raccolta postuma Cielo Coperto. Escono anche interessanti plaquette e cartelle in tiratura limitata, con poesie e illustrazioni dell'autore stesso e, in alcuni casi, di altri artisti suoi colleghi. Si ricordano, a tale proposito: Paesaggi senza peso (Litografia Bruni 1981) con una sua acquaforte nei primi trentacinque esemplari; La folaga, il bue, l'opossum con poesie di Scialoja e immagini di Giacomo La Commare (Edizioni Artein 1984); Serracapriola (L'Arco Edizioni d'Arte 1985), una cartella contenente dieci poesie inedite e due acquetinte; Tre lievi levrieri (L'Attico Editore 1986) con quattro litografie di Nunzio nelle due serie numerate da I a L; Acqua da occhi (El Bagatt 1989) contenente sette poesie e sette acquerelli; la cartella Passo di danza (Bulla 1991) con sei poesie inedite e sei litografie e Quattro poesie quattro incisioni (Edizioni Proposte d'Arte Colophon 1992). Nel 1982 è nominato direttore dell'Accademia di Belle Arti di Roma e la sua nuova produzione pittorica è presentata alla XLI Biennale di Venezia. Con Scarse serpi (Guanda 1983) e La mela di Amleto (Garzanti 1984), grazie al quale ottiene il Premio letterario Gandovere-Franciacorta, prosegue il suo itinerario poetico. Nel 1984 prepara anche una litografia per il volume di poesie Dialoghetti di Velio Abati, edito dal Gruppo Poesia ARCI. Intanto continuano le esposizioni delle sue opere, tra cui si ricorda quella del 1984 alla Galleria La Salita intitolata Dentro e fuori l'informale con, tra gli altri, Fontana, Novelli, Burri, Dorazio, Schifano e Perilli. Nel 1987 Arnoldo Mondadori pubblica in trecento esemplari numerati la cartella Disegni di Umberto Nordio per il Bestiario poetico di Toti Scialoja e, negli anni successivi, escono nuovi libri di poesie: Le sillabe della Sibilla (Scheiwiller 1988); Versi del senso perso (Mondadori 1989, poi Einaudi 2009); L'ippopta disse: “mo...” (Mondadori 1990); e I Violini del diluvio (Mondadori 1991). Dal 1992 al 1998 continua tanto l'attività espositiva, con mostre personali e collettive, quanto quella poetica. Pubblica: Una Vanessa (Edizioni della Cometa 1993); Rapide e lente amnesie (Marsilio 1994); la cartella Tempo/Immagine (Le Parole Gelate 1995) contenente la poesia Immobilità del tempo e un'incisione di Luce Delhove; Quando la talpa vuol ballare il tango (Mondadori 1997), e Le costellazioni. Esametri 1993-1996 (Marsilio, 1997).
Muore a Roma nel 1998 colpito da arresto cardiaco.
Per maggiori informazioni bio-bibliografiche su Toti Scialoja, si rimanda a Giuseppe Appella, Vita, opere, fortuna critica in Toti Scialoja. Opere 1955-1963, catalogo della mostra alla Galleria dello Scudo a cura di Fabrizio D'Amico, Verona, 5 dicembre 1999 – 13 febbraio 2000, Skira, Milano, 1999, pp. 127-216; Alessandro Giammei, Nell'officina del nonsense di Toti Scialoja. Topi, toponimi, tropi, cronotopi, Milano, Edizioni del Verri, 2014; Eloisa Morra, Un allegro fischiettare nelle tenebre. Ritratto di Toti Scialoja, Macerata, Quodilibet, 2014, nonché al catalogo della mostra 100 Scialoja. Azione e pensiero (Macro, 28 marzo – 6 settembre 2015), a cura di Claudio Crescentini, Tiziana D’Achille, Federica Pirani, Gabriele Simongini, Antonio Tarasco, Roma, De Luca Editori d’Arte, 2015.
Per informazioni dettagliate in merito all'attività teatrale dell'autore, si rimanda a Teatro da quattro soldi. Vito Pandolfi regista / Toti Scialoja scenografo (catalogo della mostra, Palazzo Pretorio di Certaldo Alto, 12 maggio – 30 settembre 1990), a cura di Andrea Mancini, Bologna, Nuova Editoriale, 1990.
[Valeria Eufemia]