Venturino Venturi
Venturino
Venturi
Venturino Venturi (Loro Ciuffenna, 6 aprile 1918 – Terranova Bracciolini, 28 gennaio 2002) nel 1923 segue il padre Attilio in Francia e in seguito, insieme alla famiglia, si sposta in Lussemburgo, dove consegue il diploma di maturità alla scuola tecnica. Nel 1936 Venturini decide di trasferirsi in Italia, a Firenze, dove, prima presso l’Istituto d’Arte di Porta Romana, poi presso l’Accademia di Belle Arti, intraprende gli studi per la carriera artistica. In questi anni frequenta il caffè “Le Giubbe Rosse” e conosce numerosi artisti e letterati, sia italiani che stranieri, fra cui Enzo Faraoni, Carlo Bo, Mario Luzi, Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi, Vasco Pratolini, Priska Von Martin e Hans Josephsohn. Nel 1939 partecipa a Firenze alla XI Mostra di Belle Arti ed esegue L’Autoritratto in cemento, oggi custodito presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Nel 1940 è chiamato alle armi e inviato sul fronte albanese, dove l’anno successivo rimane gravemente ferito, quindi viene trasferito in Italia presso l’ospedale militare di Firenze, dove inizia una lunga degenza che si concluderà nel 1943. Nonostante ciò, partecipa a tutte le principali rassegne nazionali d’arte indette in questi anni a Bologna, a Milano e a Firenze, e riprende a frequentare gli amici artisti e letterati, fra cui Romano Bilenchi, Mario Luzi, Eugenio Montale, Cristina Campo e Giuseppe Ungaretti. Pochi giorni dopo la liberazione di Firenze, nell’aprile del 1945, Venturini allestisce la sua prima personale nella centrale Galleria La Porta, dove espone sculture, dipinti, bozzetti e disegni, sintesi di dieci anni di lavoro. Dal 1947 al 1949 vive a Milano, dove i frequenti incontri con gli artisti più versatili nelle ricerche formali, tra i quali Renato Birolli e Lucio Fontana, che lo invita ad aderire al Manifesto dello spazialismo, intensificano la sua inclinazione per l’astrazione. Sempre a Milano, nel 1948 si aggiudica il Premio Gariboldi per la scultura. Tornato a Firenze espone presso la Galleria Numero di Fiamma Vigo e più volte si reca in Lussemburgo, dove lavora nelle città di Bastendorff e di Elch. Nel corso degli anni Cinquanta e degli anni Sessanta esegue una serie scultorea di ritratti per omaggiare alcuni amici scrittori, fra cui Mario Luzi, Alessandro Parronchi, Giuseppe Ungaretti. Nel 1950 è invitato alla XXV Biennale di Venezia, dove presenta “Elan dans l’espace”, gesso dipinto del 1949. Nel 1953 vince, in ex-aequo con lo scultore Emilio Greco, il Concorso Internazionale per il Monumento a Pinocchio, indetto dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi. La realizzazione dell’opera lo terrà impegnato dal 1954 al 1956. Subito dopo Venturi è costretto ad abbandonare il lavoro a causa di una grave depressione. Per curarla viene ricoverato presso l’ospedale psichiatrico di San Salvi a Firenze, dove, nonostante il grave disagio psichico, lavora a un’importante serie di grandi disegni a pastello e tempera su carta ed esegue il proprio “autoritratto” in pietra serena. Nel 1959 riprende appieno la propria attività, e partecipa alla VIII Quadriennale di Roma. Nel 1963, durante un soggiorno in Lussemburgo, esegue il “Monumento per le vittime del nazismo”. In questi anni inizia la collaborazione con la Galleria Quadrante di Matilde Giorgini, oltre che la realizzazione di grandi monumenti pubblici: nel 1992 esegue a Castelnuovo dei Sabbioni il “Murale” in ricordo dell’eccidio nazista, mentre l’anno successivo viene inaugurato il Museo Venturino Venturi nella sua città d’origine. Nel 1999, nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze allestisce un’importante mostra antologica, e nel 2002, con un importante nucleo di opere astratte, prende parte alla sua ultima rassegna, “Continuità. Arte in Toscana 1945-1967”, organizzata a Palazzo Strozzi. Numerosi artisti, critici e scrittori si sono occupati della sua opera, per citarne alcuni si segnalano Alessandro Parronchi (Disegni di Venturi, in «La Nazione Italiana», Firenze, 1952; Il pinocchio di Venturino, in «La Chimera», Arezzo, 1954); Mario Luzi - con il quale realizza anche il libro d’artista Ipazia (Dalle Cesane 19-?) - (Un creatore di forme vive, in «Quadrante», Firenze, 1963; Venturino Venturi degli anni ’60, in «Critica d’Arte», Firenze, 1968); Saverio Strati (Venturini e i metalli, in «Catalogo della mostra Galleria Pananti», Firenze, 1982).