Malebolge
Rivista legata all'attività di alcuni esponenti del Gruppo 63, che si riconoscevano nell'autodefinizione di “parasurrealisti”, «Malebolge» nasce da un idea di Giorgio Celli, Corrado Costa, Antonio Porta, Ennio Scolari e Adriano Spatola, che ne costituiscono la “redazione operativa”. Della rivista escono in totale cinque numeri: i primi due nel 1964, editi presso Mursia; i nn. 3 e 4, in un unico volume presso l'editore Scheiwiller, nel 1966; il numero 5 ospitato in «Marcatré» n. 26-27-28-29, nel 1966; infine, l'ultimo (n. 1 della nuova serie), nel 1967, con un formato leggermente diverso. Il progetto grafico è curato da Giovanni Anceschi. La rivista si presenta strutturalmente divisa in due sezioni, “Testi” e “Pretesti”, che comprendevano rispettivamente i componimenti letterari e i saggi teorici. Come redattore è indicato per quasi tutti i numeri Ennio Scolari, cui si affianca un comitato di redazione, che varierà leggermente negli anni, e di cui fanno parte: Vincenzo Accame, Giovanni Anceschi, Paolo Carta, Giorgio Celli, Corrado Costa, Alberto e Luigi Gozzi, Antonio Porta, Adriano Spatola. Nell'ultimo numero in gerenza è scritto che la rivista esce a cura di Anceschi, Costa, Porta e Spatola.
n. 1 (primavera 1964), copertina bianca con scritta nera ed un foro sovrapposto ad un cartoncino azzurro.
n. 2 (inverno 1964), copertina bianca con scritta nera e due fori sovrapposti ad un cartoncino verde: nella sezione “Pretesti” è presente un intervento di Spatola in cui si mettono in luce alcune analogie fra le tecniche utilizzate dal Gruppo 70 e quelle dei surrealisti, ed in cui l'autore mette in guardia dal «rischio d'incorrer in una “feticizzazione” della tecnica».
Quaderno n. 3-4 (autunno 1966), copertina bianca con scritta nera e tre fori sovrapposti ad un cartoncino arancione.
Quaderno n. 1 (primavera estate 1967) copertina bianca con scritta nera.
Tutti i numeri di «Malebolge» sono riprodotti nel volume «Malebolge»: l'altra rivista delle avanguardie, a cura di Eugenio Gazzola, prefazione di Walter Pedullà, postfazione di Giorgio Celli, Reggio Emilia, Diabasis, 2011.
[Lorenzo Berti]