«Lotta poetica» nasce nel 1971 come risultato della decisione di “unificare le forze” da parte delle edizioni di Tafelronde di Aversa e delle edizioni Amodulo di Brescia, nel tentativo, dunque, di creare uno strumento di scambio e informazione a livello internazionale relativamente alla poesia visiva. Il titolo «Lotta poetica» è, secondo quanto precisa Sarenco nel primo numero, l’affermazione di un impegno volto ad impostare «una battaglia continua a due livelli: a) a livello linguistico per la distruzione delle strutture culturali della società borghese; b) a livello politico a fianco dell’avanguardia della classe operaia e del movimento degli studenti». La rivista rifiuta pertanto qualsiasi tipo di pubblicità sulle sue pagine, e si colloca in una posizione decisamente estremista e polemica rispetto alle istituzioni letterarie e culturali dell’Italia dei primi anni Settanta. «Lotta poetica» fu particolarmente longeva, giungendo alla pubblicazione di tre serie differenti. La prima serie, a partire dal giugno 1971; la seconda serie a partire dal febbraio 1982; la terza serie dal gennaio 1987.
Serie 1. Edizioni Amodulo. Direzione: Paul de Vree; Sarenco. Direttore responsabile: Eugenio Miccini. Redattori: Gianni Bertini, Eugenio Miccini, Carlo Alberto Sitta, Michele Perfetti (italia); Jochen Gerz (Francia); Nicholas Zurbrugg, Peter Mayer (England); Jiri Valoch (Cecoslovacchia); Miroljub Todorovic (Jugoslavia); Nahl Nucha, Ewerdt Hilgemann (Nederland); Bengt Emile Johnson, Sten Hanson (Sverige). Traduzioni: Mirella Serra.
A questi si uniranno nel tempo moltissimi collaboratori e corrispondenti. Tra i più noti: Ben Vautier, Henri Chopin, Timm Ulrichs, Carlfriedrich Claus, Takahashi Shohachiro, Edgardo Antonio Vigo, Clemente Padin, Wlademir Dias Pino, Guillermo Deisler, Roland Werro, Alain Arias Misson, Ignacio Gomez de Liano, Richard Kostelanetz, Jean François Bory, Alain Arias-Misson, David Uu, Klaus Groh. Di questa prima serie merita ricordare almeno il carattere accesamente politico ed estremista della rivista, ben percepibile sin dal n. 1. (giugno 1971) in cui Sarenco spiega con un editoriale molto incisivo la decisione di “unificare le forze” tra le edizioni di Tafelronde (Anversa) e le edizioni Amodulo (Brescia) e precisa: « la rivista rifiuta qualsiasi tipo di pubblicità sulle sue pagine » e si caratterizza, come il titolo dovrebbe far intendere, per il carattere antagonista e incompromissorio. L'editoriale di De Vree (in francese) precisa invece il significato che la rivista conferisce alla poesia nella società contemporanea. Il n. 2 (luglio 1971) approfondisce l'aspetto ideologico del periodico, commemorando il centenario della Comune di Parigi - «viva la vittoria della dittatura del proletariato» - e ponendo le basi dell'equazione sostenuta da Sarenco: avanguardia artistica / avanguardia rivoluzionaria. La posizione della rivista è quindi ortodossamente marxista-leninista, contro qualsiasi forma di socialdemocrazia, PCI non escluso. Degna di nota è poi l'asperrima polemica contro la "conceptual art", avviata dal n. 3 (agosto 1971). L'arte concettuale sarebbe infatti rea di essere un plagio della poesia visiva: «un plagio ben organizzato », come sottolinea Sarenco con un editoriale dai toni a dir poco accesi. Relativamente ai numeri successivi si segnala la forte presa di posizione della testata contro il commissario Calabresi e l'intera Magistratura italiana, dopo la morte dell'anarchico Pinelli (n. 5, ottobre 1971), a dimostrazione ulteriore dell'attività direttamente politica svolta da Sarenco, e che si accompagna, comunque, ad una enorme apertura internazionale del periodico, che dà conto di convegni, giornate e studi sui rapporti tra poesia e pittura, o, più generalmente, tra segno pittorico e segno linguistico, da Belgrado al Perù, dagli Stati Uniti all'Asia. Col numero 8 la rivista decreta il 1972 come l'anno della poesia visiva, per poi polemizzare duramente nei numeri successivi con Lora-Totino, Adriano Spatola, Ugo Carrega, Franco Verdi, Luciano Caruso, e soprattutto contro Piero Manzoni ed Enea Ferrari, rei di aver plagiato e sfruttato a fini commerciali la Poesia Visiva. Molto interessante è il numero quadruplo 28-29-30-31, settembre, ottobre, novembre, dicembre 1973, interamente dedicato alla discussione del saggio di Rossana Apicella, Proposta per il decennio. Dal 1974 la rivista assume un carattere monografico. Da ricordiamo almeno i n. 45 (febbraio 1975) su Arias-Misson; n. 47 (aprile 1975) su Jean-François Bory e i nn. 49-50 (giugno-luglio 1975) su Jiri Kolar.
Seconda serie. Stesso formato. Direttore responsabile: Anna Guglielmi; direttore artistico: Sarenco; Redazione: Paul De Vree, Henry Martin, Eugenio Miccini, Franco Verdi (a cui si aggiungono nei numeri successivi: Arias-Misson, J-F., Bory, J. Blaine). Ad ogni numero collaborano diversi artisti tra i quali ricordiamo: Baj, Alik Cavaliere, V. Dagnino, E. Mucci, G. Spadari, J. Blaine, C. Belloli, A. Montenovesi, W. Vostel, P. Gallizio, G. Lista, H. Chopin, J. Kermoal, E. Rossi-Roiss, J. Donguy, A. M. Alvano, Guglielmo Achille Cavellini, Paul Guérin, Sergio Dangelo, Langan, Roland Werro, Angéline Neveu, Coco Gordon, P. Bellasi e G. Gattei, Luc Fiorenz, Straggianopff 99, Tania, S. Dangelo, G. Chiari, C. Costa, G. Bini, J. Urban, F. Janicot. La seconda serie, sin dalla veste grafica, appare in discontinuità con la precedente, pur mantenendo lo stesso formato e, sostanzialmente, la medesima direzione. In questa fase, il periodico pare impegnato soprattutto nel tentativo di storicizzare i movimenti di neoavanguardia, anche attraverso alcune interviste ai principali animatori e operatori culturali del periodo. Da segnalare senz'altro quella di Franco Verdi a Eugenio Miccini (numero 17, gennaio 1984), nella quale sono esplicitate le ragioni poetiche e politiche della pratica verbo-visuale e della sua storia. Interessanti pure le notizie relative alla mostra itinerante Logomotives (1963-1983), con opere di Arias-Misson, Blaine, Bory, De Vree, Miccini, Sarenco, Verdi (n. 18, febbraio 1984), di cui lo stesso Sarenco fornisce una ricostruzione nel numero 22 (giugno 1984). «Lotta poetica» si contraddistingue anche in questa serie per alcune violentissime invettive che questa volta colpiscono la transavanguardia e l'ipermanierismo, Achille Bonito Oliva e Maurizio Calvesi.
Terza serie. Direttore responsabile: Eugenio Miccini; Direttore Artistico: Sarenco; Redazione internazionale: J. Blaine, J-F. Bory, E. Miccini, Sarenco, Arias-Misson; redazione italiana: L. Di Lallo, G. Fazzini, A. Montenovesi, P. Rizzoli; redazione francese: R. Durand, C. Grout, E. Lebovici. Non sono segnalati i moltissimi collaboratori. I due fascicoli che costituiscono questa terza e ultima serie sono caratterizzati ancora dai violenti contrasti con la trans-avanguardia e Achille Bonito Oliva, mentre, tra gli interventi teorici, da segnalare l'apertura alla discussione sul postmodernismo.
[Federico Fastelli]