Tam Tam
Fondata nei primi mesi del 1971da Giulia Niccolai e Adriano Spatola e registrata come periodico di poesia delle Edizioni Geiger, «Tam Tam» pone la propria ricerca – come dichiara Spatola nell'editoriale del n. 2 del 1972 (in realtà anonimo ma ascrivibile alla sua penna) – «verso la possibilità di una poesia che si costruisca come metamorfosi oggettiva, non come parafrasi metaforica della realtà», rifiutando la «dicotomia impegno-disimpegno» nella convinzione che attraverso «il momento della poesia sia possibile portare a maturazione il problema di un linguaggio in grado di non lasciarsi sfuggire i sintomi della realtà», rivendicando cioè, rispetto all'impegno politico imperante in quegli anni, «una poesia autosufficiente, non chiusa in sé ma risolta in organismo consapevole». «Tam Tam» è, quindi, attenta soprattutto alle «tecniche di poesia non vincolate alla linearità della scrittura», in cui confluiscono «impulsi extra-letterari, di atteggiamenti reperibili nel campo delle arti figurative, della musica, del teatro, o del cinema underground».
La pubblicazione della rivista, a periodicità variabile, inizia nel 1972, con Valerio Miroglio come direttore responsabile, e Giulia Niccolai e Adriano Spatola unici redattori. A partire dal n. 6-7-8, si arricchisce di un comitato di redazione, pure mutevole nel corso degli anni, mentre la direzione passa direttamente a Niccolai e Spatola, che la manterrano sino al n. 32, quando Spatola assumerà da solo la carica, per mantenerla sino alla morte. Giovanni Anceschi cura il design dei fascicoli dal n. 1 al n. 5 (formato cm 11x15,6) che presentano una copertina nera con il marchio grafico della scritta “Tam Tam” in bianco. Dal n. 6-7-8 (formato cm 11,5x16,5) – stampato e composto in proprio dalla “tipografia del Mulino di Bazzano” – fino al n. 22-23 l’aspetto grafico muta, la copertina è bianca, col marchio sempre uniformemente nero. Da questo numero in poi si registra una certa irregolarità nelle uscite, resa evidente da un accorpamento frequente dei numeri e dal progressivo incremento dell'intervallo fra una pubblicazione e l'altra. Il più lungo di questi intervalli, tra il luglio 1979 e l'ottobre 1980, termina con l'uscita del n. 24, che non è propriamente un numero della rivista, ma una raccolta di un unico autore, Tiziano Spatola (F. Tiziano): in quarta di copertina vi si annuncia che le Edizioni Geiger diventeranno «una sezione della rivista Tam Tam» (ma la formula della registrazione presso il Tribunale di Torino resta inalterata: titolare unico Maurizio Spatola, direttore responsabile Valerio Miroglio), «che uscirà con numeri alternati, monografici, antologici e d’informazione», e che «il nuovo formato sarà cm 16x22». Tale nuovo formato corrisponde a un nuovo tipo di legatura più economico e viene mantenuto per quattro fascicoli. Alla rivista, la cui copertina porta ora anche opere grafiche di diversa mano, si affiancano i fascicoli monografici, composti da un unico autore e contrassegnati dal numero del fascicolo di riferimento e da una lettera dell’alfabeto. Dal n. 29 al n. 44 si torna al piccolo formato (cm 12x17) mantenendo la legatura a graffette metalliche. Il numero 45-48, celebrativo dei quindici anni di vita di «Tam Tam», inaugura il formato ad album orizzontale (cm 30x21,5), mantenuto poi fino alla chiusura del periodico. Variano nel tempo anche le didascalie che definiscono «Tam Tam» dapprima semplicemente “rivista trimestrale di poesia”, poi “rivista internazionale di poesia” (1977-1978), quindi “rivista di poesia, apoesia e poesia totale” (1979-1981), per ritornare alla seconda dicitura e abbandonare infine ogni didascalia dal n. 36-37. Questi i volumi consultati:
n. 1 e n. 2 (1972): sono presenti una poesia concreta di Yutaka Ishi ed una di Matjaz Hanzek, a testimonianza dell'importanza riservata alla scrittura verbo-visiva all'interno della testata, come si rileva anche nel secondo numero, in cui compaiono testi visuali di Maurizio Nannucci (2 testi), Giuliano Della Casa (due poesie calligrafiche), Maurizio Osti (Poema «i» per pianoforte) e Carlo A. Sitta (Varianti), il quale fa seguire alla propria opera un breve intervento (Correnti in fusione), in cui, analizzando la notorietà che la poesia verbo-visiva sembra aver raggiunto in quel periodo, si augura che essa possa sviluppare una poetica estetica e non ideologica.
n. 3-4 (1973): di particolare interesse il saggio con cui Corrado Costa affronta il rapporto tra immagine e scrittura poetica, pubblicato accanto alla riproduzione di Deiscrizione di Claudio Parmiggiani, raffigurazione di un uomo seduto a gambe incrociate con il corpo ricoperto da iscrizioni geroglifiche e un foglio bianco aperto in grembo; «non è possibile un testo poetico col presupposto della verità, l'unico spazio della poesia è quello che appare alle spalle dell'immagine ed è quello che tutta la realtà occupa».
n. 5 (1973): oltre alle consuete presenze di poesie verbo-visive (Viaggio di Joan Brossa; Due poesie di Giulia Niccolai; Zeroglifico di Adriano Spatola; Suonare è facile di Giuseppe Chiari; Poema di Giovanni Anceschi; Poema di Fritz Lichtenauer; Eurograph di Liliane Lijn) è da segnalare il saggio di Spatola Visibile mentale in cui il poeta delinea il cammino delle scritture verbo-visive a partire dalle avanguardie storiche fino agli esiti contemporanei.
n. 9 (1975): la semplificazione dell'aspetto grafico sembra in questo numero investire anche il contenuto visuale del fascicolo, che presenta un numero ridotto di contributi (Omaggio a di Maurizio Cagnolati; Fairly well di Rino Merati).
I numeri 1, 2, 5 e 9 di «Tam Tam» sono riprodotti integralmente nel sito di Maurizio Spatola www.archiviomauriziospatola.com.
[Lorenzo Berti]